Svezia, la factory delle hit.

 

Denniz PoP nel 1992 fonda a Stoccolma i Cheiron Studios e cambia il modello dell'industria musicale.

Pensiamo di essere noi italiani il popolo baciato sulla fronte da Euterpe (la musa della musica, per chi è nato dopo il 500 A.C.). E gli svedesi, dove li mettiamo? Se noi siamo popolo canterino e fischiettatore, gli svedesi sono bravi a rimuginare (che è un modo spontaneo di comporre) canzoni nella loro testa. 

Ogni guardiano di mucche e contadino svedese ha una canzone nel proprio cassetto mentale, un po' come i raccoglitori di cotone dell'Alabama di fine Ottocento. Impastare motivetti serve a passare le lunghe giornate senza luce, e a colmare vuoti e distanze (la Svezia ha una densità abitativa bassissima). Ma questa vocazione alla melodia si traduce solo in pochi casi in performance: sono pochi quelli che salgono su un palco per condividere.

Certo, quando salgono su quel palco, spaccano: ABBA, Europe, Cardigans, Robyn, Roxette, Ace of Base sono performer che hanno venduto centinaia di milioni di dischi in tutto il mondo.

Gli svedesi sono il contrario perfetto degli americani: un popolo di performer seriali e coatti, ma con abilità compositive non sempre all'altezza.

Che la Svezia dovesse diventare una Factory di canzoni su misura per la sterminata legione dei performer USA e British, era un destino quasi inevitabile, date le leggi della domanda e dell'offerta innescate dalla turbo-globalizzazione.

E così è successo. Forse Cheiron Studios e Denniz PoP vi dicono poco, ma sono due nomi centrali nella trasformazione del modello dell'industria musicale (post-discografica), che è si è prodotta a cavallo dei due millenni, proprio in Svezia.



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